Escher a Roma, la bellissima mostra dedicata al genio olandese

Escher a Roma, la bellissima mostra dedicata al genio olandese

Maurits Cornelis Escher è stato un artista che ha rotto le regole dello spazio e della geometria, della visione e del piano bidimensionale, elevando la grafica e l’illustrazione a vere forme d’arte. Personalmente trovo sempre affascinante entrare in contatto con questi personaggi illuminati, che nel loro campo hanno saputo divergere, allontanarsi, dedicarsi a cose che solo loro potevano vedere, per seguire un nuovo sentiero, una nuova strada, che ora ci sembra così familiare. Gli artisti olandesi, poi, sono i più pazzi di tutti e io li adoro.

Escher, giovanissimo, inizia la sua carriera di studi con scarsissime soddisfazioni. L’unico, abbagliante talento del giovane Maurits è il disegno. Suo padre, lungimirante, lo indirizza alla Scuola di Architettura e Arti Decorative di Haarlem, dove il giovane artista apprende le tecniche di intaglio e conosce il grafico Samuel Jessurun de Mesquita, da cui impara tantissime tecniche, tra cui la xilografia, l’incisione su matrici lignee. Nonostante questo, il suo talento continua a non essere riconosciuto.

Escher in Italia

Nel 1922, a 24 anni, Escher visita l’Italia, paese da lui amato e che lo ospiterà fino al 1935. L’artista rimane colpito soprattutto dai paesaggi dell’Italia meridionale, disegnando monumenti, paesaggi, flora e fauna, che al suo ritorno a Roma, dove si era stabilito, trasforma in opere grafiche: xilografie e litografie. In queste opere -per lo più caratterizzate da prospettive insolite- una meticolosa osservazione della natura si fondeva con vedute che spaziavano verso orizzonti lontani. Cupole moresche, edifici antichi dalle forme geometriche, fichi d’india, ulivi, vedute prospettiche: Escher ama tutto questo e a malincuore lascia il Belpaese, perché spaventato dal fascismo.

Proprio l’Italia e lo studio dei paesaggi e della natura rigogliosa porta Escher a concentrarsi sulle strutture geometriche alla base di panorami ed elementi della natura. La geometria sarà alla base dei suoi successivi lavori.

mostra Escher Roma_Sicilia
Xilografia del Chiostro di Monreale, Sicilia

Le Metamorfosi di Escher

Le tassellature sono alla base dei cicli delle metamorfosi, tema affrontato da Escher a partire dal 1937.

La metamorfosi, parola che deriva dal greco ed indica una “trasformazione”, nello specifico di un essere o di un oggetto in un altro di natura diversa, prende infatti le mosse dalla modificazione e successiva concatenazione di diverse tassellature. Egli crea così un mondo in cui diverse figure danno vita a vortici di evoluzioni da forme astratte a forme animate e viceversa. A questo tema Escher dedicò tre opere: Metamorfosi, Metamorfosi II e Metamorfosi III.
Sono universi circolari in cui una lucertola può progressivamente diventare la cella di un alveare o un pesce tramutarsi in uccello, che a sua volta si trasforma in un cubo e poi in un tetto. A volte nelle metamorfosi interagiscono elementi antitetici ma complementari, come il giorno e la notte o il bene e il male, intrecciando gli opposti all’interno di una stessa composizione. Questi lavori indurranno in Escher il desiderio della rappresentazione dell’illimitato anche attraverso la suddivisione infinita del piano.

mostra Escher Roma_metamorfosi

Lo spazio, la geometria, la logica in Escher

Fin da subito Escher dimostra un’attrazione per la struttura dello spazio molto più che per l’elemento pittoresco.
Nel 1937, dopo aver lasciato l’Italia, smette di cimentarsi con la struttura spaziale in senso analitico: non rappresenta più lo spazio in modo lineare, così come lo aveva osservato, ma inizia piuttosto a produrre sintesi in cui diverse entità spaziali confluiscono in un’unica stampa con logica stringente.
È possibile ammirare il risultato di questa operazione nei lavori in cui diverse strutture si compenetrano, come se si trovassero su superfici riflettenti. L’attenzione per le strutture prettamente matematiche raggiunge il suo apice più avanti, come conseguenza della sua passione per le forme dei cristalli e le superfici topologiche come il nastro di Möebius, cioè oggetti che sono percepiti come superfici a due facce ma che, ad una più attenta osservazione, mostrano di avere una sola faccia.

 Le sue opere, infatti, sono molto amate dagli scienziati, logici, matematici e fisici che apprezzano il suo uso razionale di poliedri, distorsioni geometriche ed interpretazioni originali di concetti appartenenti alla scienza, sovente per ottenere effetti paradossali.

Escher mania

Se Mick Jagger tentò invano di ottenere da Escher un’opera per la copertina di un suo disco, molti altri sono riusciti nel loro intento di omaggiare uno dei più grandi artisti del ‘900.

Escher è stato emulato e riprodotto su centinaia di copertine di libri, dischi, ma anche su un poster dei Pearl Jam e su cappotti, abiti, borse, scarpe. Il caratteristico pattern bianco e nero e i suoi mondi visionari rendono la sua opera una inesauribile fonte di ispirazione e bellezza. Voi, per esempio, non lo comprereste questo trench di Supreme? Io si. Anzi, mentre io inizio a cercarlo su Vinted, voi prenotate la mostra qui!

mostra Escher Roma_trench Supreme

Micaela Paciotti

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