GPA: la storia di Nicola, Giorgio e la piccola Cristina

GPA: la storia di Nicola, Giorgio e la piccola Cristina

Nicola e Giorgio sono due miei amici conosciuti qualche anno fa tra uno spritz e un gin tonic. A presentarci è stata una nostra carissima amica che saluto come se fossi in radio ” Ciao Angy, so che mi leggerai”.

Facciamo una premessa: la “maternità surrogata”, come amano chiamarla i nostri amici che ci governano, in Italia è praticata da circa 250 coppie all’anno. Il 90% di chi la chiede è una coppia eterosessuale.

Eppure si vuole ricondurre il tema della GPA alla comunità LGBTQIA+

Il Pride ha difeso i diritti dei bambini della famiglie arcobaleno, che dopo la decisione di bloccare le trascrizioni dei certificati di nascita concepiti all’estero attraverso la GPA, si trovano rinchiusi in un blocco giudiziario senza precedenti.

Nicola e Giorgio sono una famiglia come tante che si trovano a vivere questa situazione. La loro è una bellissima storia d’amore esplosa nella nascita di una bellissima bambina di nome Cristina. Ma saranno loro a parlarvene in prima persona.

Ciao ragazzi, che bello incontrarvi, presentatevi ai lettori

Ciao siamo Nicola, 42 anni bancario, e Giorgio, 41 anni Interior design. Viviamo a Milano, siamo fidanzati da 13 anni e uniti civilmente da 4. Siamo una famiglia arcobaleno da quando nel 2019 è nata nostra figlia Cristina.

Vi interrompo subito, parlatemi della vostra bellissima figlia

Cristina è nata in Canada nel dicembre del 2019 grazie alla gestazione per altri (gpa). È una bambina estremamente solare e gioiosa, ama stare in gruppo e in compagnia sia con bambini e adulti. Attualmente frequenta il primo anno di scuola dell’infanzia (scuola materna) e non c’è un giorno in cui faccia storie per andarci. 

Cristina è nata con GPA, vi va di descrivere precisamente di cosa si tratta?

È una pratica di procreazione medicalmente assistita in cui, nel caso di due uomini, una donna (donatrice) dona l’ovulo, un papà contribuisce con il proprio seme e un’altra donna (portatrice) porta avanti la gravidanza. Non è possibile che la donatrice e la portatrice possano coincidere proprio per evitare che ci sia coincidenza con la “madre biologica” e la donna che partorisce. Generalmente la donatrice è una ragazza di giovane età mentre la portatrice deve aver già una famiglia con almeno uno/ due figli. 

In Canada e in America la gpa è regolamentata con leggi che tutelano tutte le parti coinvolte.

So che avete scelto il Canada, come mai?

Giorgio tempo fa aveva visto un film documentario “Il lupo in calzoncini corti” la storia di due papà romani che si recano in Canada per avere un figlio. Pertanto, nella sua idea, c’è sempre stato il Canada.

Inoltre, facendo dei colloqui informativi con agenzie e cliniche americane e canadesi, abbiamo riscontrato che quella canadese è una cultura molto più vicina a quella europea. In Canada si parla di gpa solidale perché la portatrice non percepisce un compenso ma un rimborso spese per le spese effettivamente sostenute durante la gravidanza.

Che rapporto avete con la madre biologica di Cristina?

La donatrice, nel nostro caso, è “semi anonima”. Noi non l’abbiamo conosciuta dal vivo ma abbiamo convenuto che quando Cristina avrà 16 anni le sia data la possibilità di incontrarla e conoscerla. 

In realtà si instaura un rapporto intenso tra i genitori intenzionali e la portatrice che se ci pensiamo, da un punto di vista biologico, non ha legami genetici con Cristina.

Vi va di raccontare la vostra esperienza a riguardo?

La nostra esperienza è stata estremamente positiva. Abbiamo seguito il percorso in Canada, un paese civile, dove la gpa è legale e normata da decenni, dove tutte le parti coinvolte sono tutelate. Ad esempio non tutte le donne posso diventare portatrici ma devono vivere una situazione economica, psicologica e familiare buona. Tutto il percorso è seguito da figure professionali che assistono la portatrice sia da un punto di vista psicologico e pratico. Inoltre non mancano di dare supporto ai genitori intenzionali, anche con consigli pratici per quando diventeranno genitori.

Quello che abbiamo percepito è la reale intenzione da parte dello stato canadese di far coincidere il desiderio di diventare genitori da parte di coppie eterosessuali/omosessuali con il desiderio da parte di una donna di aiutare una coppia che non può farlo autonomamente. Se ci pensi mettere al mondo un figlio è un potere che solo una donna può avere! Ed è bello che possa decidere di utilizzarlo per la propria famiglia e per altre famiglie.

La portatrice fa ancora parte della nostra vita e continuerà ad esserlo. La sentiamo frequentemente e non vediamo l’ora di volare in Canada per rivedere lei e tutta la sua famiglia.

Quale è la procedura per tornare in Italia? 

La procedura è la medesima per tutti i bambini che nascono fuori dall’Italia: con il certificato di nascita straniero ci si reca presso il comune di residenza e si richiede la trascrizione e la registrazione integrale dell’atto di nascita presso l’anagrafe. L’unica differenza è che in questo caso sull’atto di nascita sono riportati due papà perché per la legge canadese Cristina ha dalla nascita due papà. Purtroppo, non essendoci una legge nazionale, tutto viene demandato al buon senso del sindaco/ufficio anagrafe del comune, pertanto alcuni comuni provvedevano alla trascrizione, altri no. La famosa circolare Piantedosi trasmessa da gennaio di quest’anno di fatto vieta la trascrizione di questi certificati. Di conseguenza, i nostri figli appena arrivano in suolo italiano diventano orfani di un padre.

Pochi giorni fa, in commissione giustizia, è passata la proposta di legge che riconoscerebbe la gpa come reato universale. Cosa ne pensate?

È una assurdità: in Italia è già vietata la gpa allora perché estendere questo divieto in paesi civili dove è normata e legale? La finalità è quella di evitare che ci possano esserci in futuro nel nostro paese famiglie arcobaleno come le nostre. La nostra Presidente di “Famiglie arcobaleno”,

Alessia Crocini, al Pride di Roma ha  definito questa legge un tentativo di
sterilizzazione della comunità lgbtq+.
Tutto ciò ci fa orrore.

Cosa vi augurate per il futuro di Cristina?

A Cristina e a tutte le future generazioni ci auguriamo che possano vivere in uno stato che permetta loro di essere se stessi, di potersi autodeterminare, di non essere discriminati per nessuna ragione e che venga rispettato l’eventuale loro desiderio di genitorialità a prescindere dal proprio orientamento sessuale.

Che consiglio vi sentite di dare a chi in questo periodo vorrebbe creare una famiglia?

Stiamo vivendo un periodo sicuramente “buio” però il consiglio è di non mollare. Speriamo che la nostra esperienza possa essere di aiuto e di conforto per tutti. Conosciamo e frequentiamo famiglie omogenitoriali di tutta Italia e il riscontro sociale quotidiano è assolutamente positivo. Il paese è decisamente più avanti di questa classe politica retrograda che fa solo retorica ideologica. Questo governo passerà, e la storia ci darà ragione perché siamo famiglie come tutte le altre. È importante ricordare che le discriminazioni non creano nulla mentre è l’amore che crea una famiglia. 

Francesca Sorge

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