“Haikyu”: l’anime che ti riappacifica con il mondo

“Haikyu”: l’anime che ti riappacifica con il mondo

Vedere Haikyu fa bene al cuore.

Ho deciso di parlarne qui proprio perché mi sono ritrovata a fare il tifo per una squadra inventata come mai mi è successo nella realtà e perché ogni puntata mi ha trasmesso un senso di serenità e di leggerezza che poche altre opere sono state in grado di donarmi.

È opportuno fare una premessa: oggi vi parlerò solo dell’anime e lo farò non tenendo conto di tutti gli altri spokon (manga/anime ambientati nel mondo dello sport) esistenti. Sto leggendo (molto lentamente) il manga e ho intenzione di adocchiare qualche altro prodotto di genere simile (almeno il classico Slam Dunk credo che non possa mancare), ma per ora posso solo parlare di quello che conosco. Non so dirvi, quindi, se si tratti di un prodotto significativo o innovativo per il tipo di anime che rappresenta. Posso assicurarvi, però, che ci sono molti aspetti per cui vale la pena guardarlo.

La storia di un incapace testardo, di un prodigio anaffettivo e di tutti quelli che stanno loro intorno

Non appena ho posato gli occhi sui personaggi principali dell’anime, Hinata e Kageyama, ho pensato “Ah, è come Mila e Shiro, ma al maschile!”. In effetti, il colore dei capelli è quello, ma la storia è molto diversa. Perché in Haikyu potremmo anche identificare un protagonista e un coprotagonista, ma a rendere ricca e affascinante la narrazione è la presenza di più racconti e molteplici personalità. Questa struttura narrativa rende giustizia all’idea di gioco di squadra portata avanti da questo anime e perfettamente sintetizzata dalla citazione dell’allenatore della nazionale di pallavolo brasiliana, Bernardo Rocha de Rezende posta in apertura del quarto episodio della prima stagione:

Il giocatore di pallavolo non è un solista, ma un membro di un’orchestra. Nel momento in cui uno di loro pensa di essere speciale, la squadra è finita.

Se a rendere forte una squadra di pallavolo è la somma delle abilità dei giocatori, allora una storia con al centro questo sport non può che essere un compendio di singoli racconti.

In Haikyu, i personaggi che ruotano intorno a Hinata e Kageyama sono importanti tanto quando i due protagonisti. E non parlo solo dei membri della loro squadra, ma di tutti quelli che ruotano loro intorno, compresi gli sfidanti che spesso diventano tanto interessanti (e affascinanti) quanto i nostri beniamini.

Un racconto corale, insomma, in cui a emergere è soprattutto l’amore per la pallavolo e per i sani valori sportivi che l’accompagnano.

In principio erano avversari…

Hinata e Kageyama si incontrano ai due lati opposti di un campo di pallavolo durante l’ultimo torneo tra club delle scuole medie. A separarli non è solo la rete, ma anche talento ed esperienza di gioco. Kageyama, infatti, è considerato un prodigio: è alto, atletico e si allena con dedizione da anni. Ha però un grandissimo problema: non riesce a collaborare con gli altri membri della sua squadra. Hinata, invece, è basso e, nonostante abbia un atletismo e un istinto fuori dal comune, la sua tecnica è scarsa. Questo perché non è mai riuscito a giocare davvero a pallavolo visto che nessun altro nella sua scuola era interessato al club. Per partecipare al torneo ha messo insieme una squadra di amici e studenti del primo anno del tutto inesperta e inconsapevole. Nonostante tutti questi limiti, Hinata è animato da un grandissimo entusiasmo. Il suo sogno, infatti, è quello di poter diventare come il Piccolo Gigante, un giocatore del liceo Karasuno diventato un asso della pallavolo nonostante la sua piccola statura.

A unire i due sfidanti è una cosa sola: la voglia di vincere. A ogni costo. Nei movimenti al limite del possibile e nella brama con la quale Hinata insegue la palla nonostante l’evidente inferiorità della sua squadra, Kageyama riconosce la sua stessa passione per il gioco. È irritato da quel piccolo ragazzo con i capelli rossi, ma allo stesso tempo non può fare a meno di domandargli che cosa abbia fatto nel corso di tutti quegli anni. La sconfitta è bruciante per Hinata, ma il giovane non si fa di certo abbattere e decide di diventare più forte così da sconfiggere il suo avversario durante i tornei del liceo.

… poi divennero alleati (più o meno)…

Peccato che arrivato al club di pallavolo del Karasuno (il liceo in cui ha studiato e per cui ha giocato anche il suo idolo), Hinata scopre che Kageyama sarà un suo compagno di squadra. In un primo momento i due non riescono a fare a meno di discutere e litigare in continuazione. Messi alle strette, non solo impareranno a collaborare, ma scopriranno di poter combinare le loro capacità in un attacco potentissimo: la veloce bislacca. Questa mossa segnerà la rinascita della squadra del Karasuno, un ex colosso della prefettura ormai considerato da tutti in decadenza.

Definire Hinata e Kageyama “amici” è alquanto difficile. È una relazione che si sviluppa sul campo e che si nutre di ciò che si vive durante la partita e gli allenamenti. D’altra parte, l’intero arco narrativo di Haikyu si concentra nelle palestre e in ciò che avviene al loro interno. La vita privata dei personaggi o i momenti al di fuori degli allenamenti sono rari e spesso solo accennati. Non ci sono confidenze o uscite dopo la scuola. Eppure, nel loro gioco di squadra ci sono tutte quelle caratteristiche che ci aspetteremmo di trovare in una relazione amicale. C’è assoluta fiducia nelle capacità dell’altro (o anche nelle incapacità), c’è stimolo a fare meglio, c’è comprensione di come l’altro ragiona e c’è l’abilità di risollevare il morale nei momenti più difficili. Ci sono anche i grandi momenti di crisi (il litigio forte all’inizio della seconda stagione) e il rischio che il talento di uno offuschi quello dell’altro.

Anche se talvolta ho desiderato che ci fossero più momenti di confronto tra i due e che alcuni dialoghi fossero più approfonditi, riconosco che un rapporto simile è tra i punti di forza dell’anime proprio perché non esce fuori dagli schemi sportivi. Racconta tutto già così e perché è così.

… e giocarono insieme a un gruppo di corvi…

A rendere frizzante la squadra del Karasuno non sono solo Hinata e Kageyama: ci sono molti altri giocatori che rendono la squadra forte e che riescono a infondere coraggio e voglia di vincere nei momenti più critici. Sawamura, Azumane, Sugawara sono gli studenti del terzo anno alla ricerca di riscatto; Nishinoya e Tanaka, secondo anno, sono l’anima comica e passionale del gruppo; Tsukishima e Yamaguchi, invece, sono coetanei di Hinata e Kageyama e hanno storie altrettanto diverse. Il primo è lo spilungone apparentemente disinteressato al gioco e quasi infastidito dagli eccessi di passione sportiva dei suoi compagni. Il secondo è timido, maldestro, desideroso di mettersi in mostra ma anche spaventato nel farlo. Ennoshita, Kinoshita e Narita sono meno presenti in campo (e sullo schermo), ma quando compaiono lasciano il segno.

Quando ci si prende una pausa dal campo e dal gioco e ci si sofferma sulle paure, sulle insicurezze e sul passato dei singoli, nascono alcuni dei migliori episodi di tutta la serie. Non solo perché si ha modo di approfondire la personalità di ognuno dei personaggi, ma anche perché vengono affrontati temi che hanno una grande risonanza in chi guarda. Come dimenticare l’episodio della quarta stagione “Cuore infranto” incentrato su Tanaka e sulla sua mancanza di un talento particolare? Una puntata tutta dedicata al senso di mediocrità che colpisce (e probabilmente appartiene a) tutti/e e che dà un ottimo spunto per superarlo.

“Proprio perché sono mediocre, non posso permettermi di guardare in basso”

Tanaka

… contro tanti avversari sempre più forti

I temi portati avanti da Haikyu sono diversi e ruotano tutti intorno al mondo sportivo. Molti di questi emergono durante le partite attraverso lo stile di gioco e le mosse dei diversi giocatori. Non solo del Karasuno, ma anche dei suoi avversari. Sul campo non si incontrano mai solo due squadre, ma filosofie di vita, desideri, volontà di riscatto e capacità di imparare.

Oikawa con la squadra dell’Aoba Johsai, ad esempio, porta avanti l’eterna lotta tra talento e impegno. Questo studente gioca come alzatore e frequentava la stessa scuola media di Kageyama. È più grande di quest’ultimo, ha più esperienza ma molto meno talento naturale. La sua bravura sul campo è stata coltivata con anni di duro allenamento. Vincere la partita contro il Karasuno significa per lui dimostrarsi che è possibile dedicarsi con passione a qualcosa anche se non si è portati per farla, che l’impegno e la costanza possono battere anche i prodigi. In effetti, l’Aoba Johsai sarà sconfitta solo nel momento in cui i “corvi” avranno acquisito esperienza sul campo, non prima. Ancora una volta il messaggio che ci arriva è positivo e incoraggiante.

Contro lo Shiratorizawa e il campione fortissimo Ushijima nasce un vero e proprio scontro epico tra due modi di vedere la pallavolo (e di conseguenza la vita): da una parte abbiamo i giocatori forti, talentuosi e temprati da allenamenti rigidi e duri; dall’altra, invece, ci sono pallavolisti con lacune (alle volte notevoli) e inesperienza ma pieni di istinto, coraggio e di voglia di vincere. Il talento e la tempra del gruppo data da tanti soggetti forti possono riuscire a sbaragliare un insieme equilibrato dato da singoli squilibrati? La risposta è sì a dimostrazione di come il gioco di squadra è tale perché ci si può (e ci si deve) appoggiare agli altri.

Un’altra lotta particolarmente significativa è quella contro l’Inarizaki della quarta stagione. In questa partita è come se il Karasuno fosse di fronte a uno specchio: tutti i giocatori vengono messi in difficoltà dal gioco dei gemelli Miya e compagni. Perfino Nishinoya perde la sua solita spavalderia nel momento in cui viene preso di mira dagli avversari. Kageyama se la deve vedere con un alzatore altrettanto bravo e dotato e Tsukishima deve confrontarsi con un muro velocissimo e schiacciatori molto abili. I due gemelli riescono addirittura a riprodurre la veloce di Hinata e Kageyama. Tutti i membri del Karasuno – in campo e fuori – affrontano le proprie debolezze e i propri limiti. Si evolvono nel corso della partita e hanno modo di crescere come giocatori. Hinata riesce per la prima volta a mettere in pratica delle abilità tecniche. Superare loro stessi è l’unico modo che hanno per andare avanti e arrivare ad affrontare il loro avversario storico: il Nekoma.

Haikyu: una storia buona

L’anime si ferma prima di farci assistere al grande match preparato fin dalla prima stagione. Non ho idea di come finisca, visto che non ho ancora letto i manga, ma posso dire, pur essendo a metà della storia, di considerare Haikyu una storia da conoscere per i sentimenti genuinamente positivi che è in grado di donare in chi la guarda.

Oltre alla storia e ai personaggi, trovo molto belle anche le sigle (soprattutto quella della stagione 3) e tutte le parti in cui il disegno diventa metafora per enfatizzare i momenti più drammatici ed esaltanti delle partite. Li trovo d’impatto pur nella loro semplicità. Sicuramente, riescono a entusiasmare e coinvolgere chi sta guardando tanto che diventa difficile non iniziare a fare il tifo.

Nota stonata? Il disegno della quarta stagione. Non riesco ancora a superare il trauma del cambiamento, né sono riuscita ad abituarmi alle nuove linee. Tuttavia, per un prodotto d’animazione così, sono pronta a fare un piccolo sforzo.

Federica Crisci

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