In molti hanno scritto e recensito questi 6 episodi in onda su Netflix ed è stato già detto tutto ed il contrario di tutto sulla prima donna iscritta all’albo degli avvocati in Italia, Lidia Poet. Cosa aggiungere?

La prima cosa che va chiarita è che “La legge di Lidia Poet” è liberamente tratto dalla sua vita e non può e non vuole essere un documentario realistico delle sue vicende. Inoltre, va sottolineato che è un prodotto che fa sicuramente onore alla cinematografia italiana per la sua realizzazione tecnica, che la rende molto internazionale. Sia per la scelta del cast, nonostante le velate critiche ai sussurri di Matilde De Angelis, sia per la storia in sé, ovviamente dai grandi contenuti e risvolti socioculturali.

Ben realizzata, ben recitata, “La legge di Lidia Poet” dipinge al suo interno vari personaggi: alcuni a fuoco, altri meno, con piccoli dettagli troppo fuori contesto, come l’uso di un linguaggio un po’ troppo colorito e contemporaneo. Ma quello che ci ha fatto innamorare, da amanti del costume e del cluedo, sono sicuramente abiti e gioielli. La scelta e la cura sono quasi maniacali, con tratti steampunk, e ci riportano in un’atmosfera vittoriana che non vivevamo ai tempi del cartone “il fiuto di Sherlock Holmes” che potete vedere su RaiPlay.

Alcuni di questi abiti sono stati in mostra a Torino, nella suggestiva aula del tempio, cuore della Mole Antonelliana. Realizzati da Costumi Tirelli, che hanno realizzato nei decenni gli abiti per i migliori costumisti italiani e internazionali, che proprio grazie alla famiglia Tirelli hanno vinto 16 Oscar. Il costumista di “La legge di Lidia Poet”, Stefano Ciammitti, si è quindi rivolto ai migliori del settore, e gli abiti commissionati riproducono fedelmente la moda di fine ottocento.

Mentre impazza la ricerca online degli orecchini di Lidia Poet a forma di insetto, non possiamo far altro che attendere la seconda serie ed il prossimo carnevale per vestirci finalmente come la nostra eroina preferita!

Desiree Mazzoli