5 cose da fare a Trieste
Mi sono innamorata di Trieste vedendo il film “Il ragazzo invisibile” di Salvatores, e ho deciso di andarla a vedere di persona!
Trieste, si capisce subito, è stata una città molto ricca e importante. Fra il Settecento e l’Ottocento conobbe grande prosperità grazie al porto franco e allo sviluppo di un fiorente commercio che fece di essa una delle più importanti metropoli dell’Impero austriaco. Città cosmopolita, rimasta in età asburgica di lingua italiana, importante polo di cultura italiana e mitteleuropea, fu incorporata al Regno d’Italia nel 1918 a seguito della prima guerra mondiale. La seconda guerra mondiale la vide, invece, al centro di pagine davvero buie della storia dell’umanità.
Il suo passato complesso e sfaccettato ha lasciato a Trieste un’energia unica: nobile ma accogliente, imperiale ma divergente, borghese ma piena di movida e di cultura.
Ecco le 5 cose che ho amato di più di questa città che mi è rimasta nel cuore.
1. Il Castello Miramare
Imperdibile se siete amanti del verde, della botanica, dei giardini curati. Ma anche se siete appassionati di arte e architettura. Insomma, un posto che piacerà a tutti. Questo luogo, a picco sul mare, nasce da un sogno di Massimiliano d’Asburgo, che fece del promontorio carsico di Grignano, in origine quasi del tutto privo di vegetazione, un luogo di assoluta bellezza e sperimentazione. L’energia che trasmette è esattamente quella di una visione romantica e intensa, di un luogo che doveva essere rifugio e salotto culturale ma sopratutto presidio di studio e tutela della natura, tanto amata da Massimiliano d’Asburgo.
Potete visitare solo il parco, che apre alle 8 di mattina, o aggiungere anche la visita al Castello e al museo. Considerate che questo luogo magico ospita molti eventi e mostre temporanee, come per esempio Ars Botanica. Giardini di carta fino a giugno 2023.
2. I caffè storici e i locali moderni
I Triestini stanno sempre a passeggio: il caldo, la nebbia, la pioggia e la bora non li spaventano. Loro amano Trieste e si siedono a godersi un caffè, un aperitivo, e due chiacchiere in ogni angolo della città. Ce ne sono infatti per tutti i gusti: da quelli storici a quelli moderni, da quelli specializzati in aperitivi e piatti tipici alle pasticcerie di livello altissimo, che ti fanno venire voglia di tuffarti nelle vetrine. I miei preferiti sono: il caffè degli Specchi e Lettera Viva. Il primo è davvero un monumento alla mondanità: qui Svevo, Joyce, artisti, politici, esuli, letterati, si riunivano per condividere visioni e idee. Inoltre, il Caffè degli Specchi è l’unico della piazza dove batte il sole fino al tramonto. Parliamo della bellissima Piazza Unità d’Italia, che dà direttamente sul mare e che ovviamente se andate a Trieste dovete visitare.
Lettera Viva invece è un locale super cozy e molto moderno, dove puoi accomodarti al secondo piano, che è un ballatoio e si affaccia sul piano di sotto. Caldo, accogliente, pieno di piante e luce, ha un menù che strizza l’occhio alle bakery inglesi. Un luogo vivo, con mostre, letture, eventi culturali e un grande lampadario di design quasi ipnotico.
Fuori concorso perché unici nel loro genere sono la pasticceria La bomboniera (dove potrete provare la sensazione di essere in paradiso) e il Red Bridge, dove mangiare il prosciutto cotto con il Kren, specialità triestina e nettare degli dei!
3. Tempio serbo-ortodosso
Il Tempio serbo-ortodosso della Santissima Trinità e di San Spiridione è la chiesa serbo-ortodossa più grande d’Italia. Impossibile non vederlo passeggiando per il canal Grande. L’architettura di stampo bizantino e le cupole azzurre proiettano il visitatore altrove: la tradizione orientale irrompe in tutta la sua maestosità in una città europea. Fermatevi ed entrate: il grandissimo lampadario all’ingresso è dono di Paolo Petrovič Romanov, futuro zar della Russia col nome di Paolo I, le pitture ad olio e le icone ricoperte d’oro sono importantissime testimonianze dell’arte russa. Guardando l’altare, andate a sinistra: su due piani sono disposti dei grandi vasche ricolme d’acqua. Comprate delle candele e fate il rito: nella vasca sopra infilate le candele votive per la salute dei vostri affetti, al piano di sotto mettete le candele per i defunti. Una tradizione rituale molto suggestiva che a Trieste fanno tutti, a prescindere dal culto.
4. Spiaggia “El Pedocin”
Il Bagno Marino La Lanterna, conosciuto da tutti come el Pedocin, è una sorta di bolla spazio temporale, che è rimasto invariato da più di un secolo. Questo stabilimento balneare, fondato dagli austriaci nei primi del 900, è unico nel suo genere: un muro divide la spiaggia dedicata agli uomini da quella dedicata alle donne. Gli ingressi separati, nessuno sguardo indiscreto, molta privacy ed effetto gineceo: questi sono i benefit che le triestine cercano in questo luogo. Generazioni trasversali di donne si ritrovano a chiacchierare di ricette, di politica, di uomini, di segreti, per un passaggio orale di consegne e di nozioni. Non chiamatelo sessista: è un quasi un santuario antropologico, che costa solo 1 euro.
5. Il Magazzino dei Venti
La Bora (il vento che può arrivare a 170 km orari) è praticamente cittadina onoraria di Trieste e qualcuno ha ben pensato che meritasse un posto tutto suo. Nel 2004 nasce questo spazio curioso, che oggi sta cercando di diventare un vero e proprio museo. La visita viaggia in due direzioni che si incrociano continuamente, “memoria” e “creatività”, cerca di mostrare testimonianze interessanti del passato ma vuole anche mostrare cosa ci si può inventare di nuovo su questo tema. Da una parte, ci si può aggrappare alle celebri corde della bora (i triestini camminavano aggrappati alle corde per non volare via), dall’altra, per esempio, si può ascoltare una pubblicità radiofonica dell’agenzia Armando Testa intitolata “audioguida” dedicata proprio al museo. Il vento è invisibile. Il museo si vede e non si vede. Le visite sono sempre personalizzate, e vi si svolgono anche laboratori per scuole e ricreatori, dove prendere confidenza in modo giocoso con il “fenomeno vento”.
Del resto il vento è “aria che gioca”!
Micaela Paciotti
Foto per gentile concessione di Lettera Viva.