Moda, tutti i nuovi direttori creativi per un autunno ricco di novità

Moda, tutti i nuovi direttori creativi per un autunno ricco di novità

Gucci dice addio ad Alessandro Michele

Facciamo un recap: Il 2022 si è chiuso con una notizia di magnitudo 10, che ha scosso il pianeta moda: Gucci ha annunciato l’addio del suo direttore creativo Alessandro Michele, un uomo visionario che in 7 anni ha riportato il brand agli antichi splendori (e ha moltiplicato il fatturato). Osannato, amato, idolatrato da star di Hollywood ed europee, è stato estromesso da Gucci senza troppi giri di parole. Qualcuno ha ipotizzato un calo nel fatturato o l’impossibilità di rilanciare ancora di più il marchio senza cambiare estetica, fatto sta che è stato uno shock.

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Abiti Gucci per la mostra Fashioning Masculinities: The Art of Menswear

All’addio di Michele fa eco l’addio di Marco Bizzarri, presidente e amministratore delegato di Gucci dal 2015, e sostituito da Jean-François Palus, direttore generale del gruppo Kering che evidentemente si sta riorganizzando. Fresca di nomina Francesca Bellettini, che diventa deputy CEO del maxi gruppo del lusso, con la responsabile del brand development del gruppo francese: tutti i marchi e tutti i CEO riporteranno a lei. È una figura nuova, creata ad hoc per la lady di ferro della moda, che va a prendere molti degli incarichi di Pinault, presidente di Kering.

In questa quadriglia di ruoli, è stato nominato il successore di Alessandro Michele: direttamente da Valentino, arriva Sabato De Sarno. 39 anni, partenopeo, debutterà a settembre con la sua prima collezione per Gucci. Nel frattempo, però, ha già rivelato al mondo social un indizio del suo alfabeto estetico. In un suo post su Instagram, si vede una foto presa dalla campagna dedicata ai gioielli: la protagonista è la modella Daria Werbowy, già modella per Gucci nel 2004 (all’epoca c’era quel gran genio di Tom Ford). Il setting è soft ma ricco, maxi cerchi d’oro alle orecchie, uno slip nero con un dettaglio metallico e le due G incise. Le scommesse sono aperte: De Sarno vuole tornare al minimal che ha segnato l’epoca di Frida Giannini? Vuole resuscitare i minimi codici stilistici della maison senza troppo rumore? Vuole fare un’inversione di marcia rispetto all’opulenza visiva di Michele?

Aspettiamo settembre, le scommesse sono aperte.

Moschino e Jeremy Scott: fine di una collaborazione

Più scioccante di quanto successo da Gucci, c’è solo quello che è poi successo da Moschino a marzo. In una nota a sorpresa, la griffe comunica che Jeremy Scott lascia la direzione creativa, dopo 10 anni di incredibile collaborazione. Non penso che ci sia stato qualcuno più bravo di Scott nell’interpretare e disegnare l’estetica camp di Moschino. Eppure, anche i migliori se ne vanno (o vengono accompagnati alla porta).

Nel frattempo Scott ha passato l’estate a Parigi, dove ha visitato il quartier generale di Vuitton, postando selfie con il nuovo direttore creativo della storica maison, non prima di aver specificato che lui nel 2014 aveva anticipato il trend di Barbie con una sfilata a tema.

http://trenta-quaranta.com/2023/08/11/barbie-film-recensione/

Louis Vuitton assume Pharrell Williams come direttore creativo

La situazione da Vuitton nel 2021 era tragica. Virgil Abloh, l’allora direttore creativo, è morto nel 2021 a soli 41 per un angiosarcoma cardiaco. Abloh, fondatore anche del marchio Off-White, rimane per gli addetti ai lavori un genio. Impossibile da rimpiazzare, ha lasciato un vuoto incolmabile -o quasi.

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Ritratto di Virgil Abloh, dalla mostra Fashioning Masculinities: The Art of Menswear

Da LVMH hanno pensato di cambiare rotta e scegliere un sostituto già famoso, anche se in un altro campo: Pharrell Williams. Il cantante, autore, produttore nonché fashion icon, a giugno ha inaugurato la sua carriera da Vuitton con una sfilata-show sul Pont Neuf. C’era di tutto di più: Zendaya, Jay-Z, Beyoncè, Rihanna, vari dj, designer, cori gospel e un rinfresco a base di hamburger e champagne.

Let me entertain you (come cantava Robbie Williams) sembra essere il nuovo motto dalle parti di Louis Vuitton, che si avvicina sempre di più -pericolosamente- a una deriva pop.

Acquisizioni fashion e scelte di mercato

Si inizia ad intuire una certa rivoluzione nel mondo della moda. Siamo davanti a una nuova era? probabilmente si. Il consumismo, gli accessori venduti a peso d’oro, il marketing spinto quasi alla pornografia visiva lasciano poco spazio all’immaginazione personale. I grandi gruppi del lusso stanno comprando tutto quello che possono, per mettere su una scuderia di marchi che possa coprire le esigenze più diverse. Il gruppo Tapestry, per esempio, ha acquistato Michael Kors, Versace and Jimmy Choo per 8,5 miliardi di dollari.

Tod’s, poche settimane fa, ha salutato il direttore creativo Walter Chiapponi dopo solo quattro anni. Chiapponi presenterà la sua ultima collezione donna Tod’s Primavera Estate 2024 a settembre alla settimana della moda di Milano, e Tod’s non ha ancora un sostituto nella manica.

Phoebe Philo e Walter Albini: le new entry di settembre

Quando Phoebe Philo lasciò Celine 5 anni fa eravamo tutti molto tristi. Philo ha traghettato i casinisti anni 2000 in una new wave rigorosa e lineare: tutti volevano una camicia o una borsa Celine, tutti amavano le sue iconiche borse e l’allure minimal ma confortevole che emanavano i suoi look. Un quiet luxury ante litteram, insomma, che ha ridato una dimensione alle working women. Soprattutto, Phoebe Philo incarnò la donna degli anni 10, perché non rinunciò ai suoi tempi per essere mamma e padrona del suo tempo libero.

Questo fu un cambiamento radicale: finalmente una direttrice creativa che disegnava abiti per donne come lei, testimoniando valori e scelte forti. I Philophiles, seguaci di Philo, sono ancora una fashion community compatta e adorante, che comprano pezzi vintage e iconici e aspettano il ritorno della divinità. Per loro, e per tutti noi, una buona notizia: a settembre tornerà, con un suo brand, in cui LVMH sarà azionista di minoranza. Il sito è per ora una pagina nera, e l’account IG Phoebe Philo ha zero post (ma più di 250.000 follower): d’altro canto, la discrezione e il mistero sono sempre stati dei tratti distintivi di Philo.

Walter Albini, invece, è stato uno degli stilisti più importanti del secolo, ma abbastanza dimenticato. Inventore del pret-à-porter italiano, ha contribuito a designare Milano come capitale della moda, è stato precursore del total look, disegnando anche tessuti per la casa e accessori, insomma: un artista illuminato, che viaggiava 30 anni avanti rispetto ai suoi tempi. Morto giovanissimo, ha lasciato un archivio e tante, tante idee.

Bidayat, piattaforma di investimento fondata dal CEO del fondo d’investimento qatarino Mayhoola (che possiede tra gli altri Valentino, Balmain e Pal Zileri), Rachid Mohamed Rachid, ha acquisito la proprietà intellettuale e una parte sostanziale dei suoi archivi. Il sito per ora comunica solo un coming soon, che sta facendo salire l’hype ai livelli di una stazione spaziale, soprattutto perché i rumors danno Alessandro Michele come nuovo direttore creativo. Per me sarebbe un sogno, ma vedremo.

Nel frattempo Carla Sozzani, presidente della Fondazione Sozzani, sta organizzando per la primavera una mostra in onore di Walter Albini al Museo del Tessuto a Prato.

Insomma, le vacanze saranno anche finite, ma l’autunno della moda rilascerà abbondanti dosi di serotonina e adrenalina per farci innamorare e stupire ancora e ancora.

Micaela Paciotti

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