Tutto per amore delle donne

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“Rimpatriati”: la storia di Siria (nome di invenzione)

Poi sempre per questo cuore benedetto che non si ferma mai ho voluto ricredere all’amore. Mi sono innamorata di una ragazza che proveniva dalla mia città di origine. Ho lasciato tutto quello che avevo a Padova per tornare in Puglia. 

SIRIA

Siria è una donna alta, imponente e giunonica.

Quando ci sediamo al tavolino di un bar per fare questa chiacchierata noto subito la sua incapacità di rimanere ferma: muove la gamba, come se volesse portare il tempo, e tiene una penna che fa roteare costantemente all’interno di una mano.

Ha un abbigliamento che ricorda gli hipster newyorkesi, capelli neri e ricci, uno zaino di pelle consumata. Al dito medio indossa un anello di argento dalla forma irregolare e poco lineare. Porta una montatura nera e quadrata.

Siria è una creativa, non ho alcun dubbio. Ordiniamo degli Spritz.

Qual è la tua storia? Perché hai deciso di lasciare la tua città di origine e dove sei andata?

Io nel 2012 sono partita all’età di 26 anni. Sono andata via per salvare il rapporto a distanza che avevo con la mia fidanzata dell’epoca. Partendo ho poi colto questa opportunità per fare anche un cambio vita lavorativo

La motivazione principale che mi ha spinto a espatriare però è stata la relazione.

Ero in un periodo in cui sentivo la necessità di vivere pienamente la mia storia d’amore. 

Con questa ragazza ci eravamo già lasciate nel corso del 2012, però continuavamo a sentirci. Anche se avevamo preso strade diverse avevamo capito che volevamo stare insieme. Lei mi ha detto: “se ci vogliamo vivere devi raggiungermi qui” e io ho colto la palla al balzo e mi sono trasferita in Veneto. 

Inizialmente è stato difficile perché io sono passata da giornate piene di cose da fare a una vita “vuota”. Io in Puglia avevo un lavoro, invece a Padova no. Ero abituata a una routine tipica della lavoratrice, mentre a Padova ero circondata da studenti.

Nella mia città d’origine ero indipendente a 360 gradi. Mi muovevo con la macchina. Può sembrare una banalità ma è stata dura imparare a prendere i mezzi pubblici a Padova. Inoltre quando mi sono trasferita non avevo più uno stipendio, percepivo la disoccupazione. E dovevo stare dentro le spese, che erano anche aumentate. Dovevo per esempio pagare l’affitto e le utenze. Tra l’altro condividevo una stanza con la mia fidanzata e la casa con altre cinque persone. Ed erano tutti studenti! Io ero l’unica che aveva la forma mentis da lavoratrice.

Ho dovuto rivedere un attimo le mie abitudini.

Cosa ti mancava della tua terra?

Mi mancavano le uscite con i miei amici. A Padova non avevo un giro mio. Mi mancava il mare (ride ndr). Io sono partita in estate, il 28 agosto. Quando vedevo le foto del mare piangevo. 

Ero felice e curiosa di vivere da fuori sede, non ero sola, ma allo stesso tempo sentivo nostalgia degli affetti. Nella mia routine io uscivo ogni sera alle 21 e vedevo gente, incontravo le mie amiche. Queste serate mi riempivano di energia. A Padova non uscivo ogni sera, si stava a casa la maggior parte delle volte in settimana.

Nei tuoi pensieri c’era l’idea di tornare o avevi tagliato completamente il cordone ombelicale?

Io non avevo voglia di tornare. La mia idea era di costruire la mia nuova vita lì con la persona che amavo. Mi piaceva “sbattermi” per trovare soluzioni per risolvere i problemi quotidiani, da quelli più banali (come rimanere da sola ferma in autostrada col veicolo in panne di domenica) a quelli più gravi. 

Quando vivi da sola sei tu e basta, non ci sono i genitori che ti possono dare una mano, ti devi fare le ossa. 

D’altra parte non avevo staccato completamente il cordone ombelicale perché io tornavo sempre nella mia terra appena potevo (Natale, Pasqua, Ferragosto). 

Poi dopo nove anni di convivenza con la mia fidanzata, anni in cui abbiamo preso una casa tutta nostra dove eravamo solo noi due, le cose sono cambiate. Ci siamo lasciate e sono stata due anni da sola. 

E poi? Quando hai preso la decisione di tornare?

Poi sempre per questo cuore benedetto che non si ferma mai ho voluto ricredere all’amore. Mi sono innamorata di una ragazza che proveniva dalla mia città di origine. Ho lasciato tutto quello che avevo a Padova per tornare in Puglia. 

Come è stato “rientrare a casa”? Che effetto ti ha fatto?

Ritornare non è stato facile. Lasciavo un pezzo di me in Veneto. Lasciavo la mia casa di proprietà, le persone che ho incontrato nel percorso, i ricordi, un lavoro da Art director. Ho lasciato lì una Siria che era una bomba, una donna forte e sicura.

Ma ero molto presa dalla nuova relazione. L’amore compensava quel senso di perdita di ciò che di importante avevo creato. Sono tornata pensando di vivere questa storia, portandomi dietro il bagaglio culturale, sociale, professionale che ho costruito negli anni vissuti fuori. 

Lavorativamente parlando oggi ricopro un ruolo da responsabile e quindi mi sento cresciuta da questo punto di vista. Certamente oggi non lavoro più per una multinazionale ma quello che ho imparato non l’ho dimenticato. 

E ti sei mai pentita di essere rimpatriata?

A volte mi sono pentita. Quando le cose non andavano bene nella relazione pensavo “Ma cosa ho fatto? Ho lasciato tutto per cosa?”. 

Non mi aspettavo assolutamente che la nuova storia andasse a rotoli in poco tempo. Va beh dai sono cose che possono succedere (fa un sorriso amaro ndr).

Ho avuto questa relazione tossica che per fortuna mi sono lasciata alle spalle.

Oggi sono soddisfatta della mia vita qui nella mia città di origine. Ho trovato il mio equilibrio. Ho un lavoro, sono indipendente, ho la mia casa e finalmente ho trovato una compagna con cui sto bene. Non so se questa volta sarà per sempre (ride ndr), con tutte le vicende che ho affrontato…

Grazie al mio vissuto oggi sono più forte e sicura di prima.
Amo la mia terra più di prima: nonostante sia cresciuta qui, non l’avevo mai realmente conosciuta… E oggi sono alla ri-scoperta del territorio…mi sto dedicando a questo vivendo anche in una grande città che offre tanto (sono passata dalla provincia al capoluogo).

Quindi ora come ora penso che tornare è stata la scelta migliore che potessi fare

Rimpatriati è una rubrica dedicata a chi è tornato a casa e a chi vorrebbe tornare ma non ha ancora trovato il coraggio di fare la valigia. La grafica è di Marisa Tammacco.

Valeria de Bari

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