“Philippe Halsman. Lampo di genio”, in mostra a Roma il fotografo dell’animo umano

“Philippe Halsman. Lampo di genio”, in mostra a Roma il fotografo dell’animo umano

Il Museo di Roma in Trastevere ha sede nell’ex Monastero di sant’Egidio, dove dal Seicento all’Ottocento vissero le Carmelitane scalze. Per i romani è un punto di riferimento per la fotografia e le arti visiveun angolo di pace dove godersi mostre temporanee e attività culturali.

Per la prima volta in Italia, una grande personale dedicata a Philippe Halsman

Philippe Halsman, lituano di nascita, classe 1906, è la mente e il braccio dietro molte delle foto più influenti del ‘900. Parigino di adozione, lavora per Vogue e Vu. Negli anni ’40 riesce a fuggire negli USA grazie all’aiuto di Albert Einstein. Già così la sua vita sembra un romanzo, ma il meglio deve ancora arrivare.

Nella sua vita in America ha firmato 101 copertine di Life, più di qualunque altro fotografo; ha creato ritratti straordinari per la forza e lo scavo psicologico; è riuscito a far saltare di fronte al suo obiettivo scienziati, capi di stato e divi dello schermo; con Salvador Dalí ha inventato immagini come vere performance artistiche.
È Philippe Halsman, tra i più grandi ritrattisti della storia della fotografia, in grado di lavorare sempre tra sguardo e introspezione, intuizione, lampi di genio e tecnica raffinata.
Questa prima retrospettiva italiana ne celebra il lavoro con una serie di immagini straordinarie, per ironia e profonda leggerezza.

Il ritratto psicologico

Nel 1943, Halsman apre lo studio nella 67a Strada Ovest di Manhattan, dove vivrà e lavorerà per il resto della vita. E, se ogni tanto i diversi incarichi lo allontanano dal ritratto, sarà in questo campo che continuerà a dare il meglio di sé con un’attenzione al personaggio, una sensibilità, una propensione all’analisi psicologica – forte dell’influenza che soprattutto la lettura di Freud ha avuto su di lui – che fanno delle sue immagini altrettante realizzazioni uniche, per originalità e forza.
Come i grandi romanzieri della tradizione europea che ama tanto – Tolstoj, Dostoevskij, Balzac – cercano di indagare il carattere dei personaggi per rendere sulla pagina tutta le possibili sfaccettatura della loro psicologia, così Philippe cerca di cogliere del soggetto che ha davanti la sua essenza.

Infatti fu uno dei pochi fotografi che vide nel cinema una naturale prosecuzione del suo lavoro. Per lui il ritratto era un insieme di fattori: la luce, la regia, l’interpretazione, lo storytelling, lo sguardo del protagonista.

Philippe Halsman fotografo mostra Angelica Houston
Angelica Houston ritratta da Halsman

Jumpology, dimmi come salti e ti dirò chi sei

Quando gli è possibile, alla fine di una sessione di posa, chiede di saltare di fronte alla macchina fotografica. I risultati sono straordinari e Halsman arriverà ad ottenere diverse centinaia di salti.
Non si tratta solo di un gioco ma di un espediente per approfondire ancora di più i suoi ritratti psicologici.

Philippe Halsman fotografo mostra_Sphia Loren

Il salto permette un momento di sospensione in cui la mente si rilassa, la concentrazione si sposta sulla possibilità di realizzare un gesto insieme liberatorio e infantile, e la maschera cade.
Così, nelle sue sessioni di Jumpology, succedono le cose più inaspettate. Lo scienziato Oppenheimer cerca di toccare il soffitto con un dito, Grace Kelly si apre in un sorriso ironico, mentre una Audrey Hepburn, tornata bambina, sembra scoppiare in una risata liberatoria. Uno dei salti più straordinari e divertiti è quello di Marilyn Monroe, inizialmente reticente. Uno scatto così perfetto, sbarazzino, divertito, ammiccante, che è davvero ipnotico.

Philippe Halsman sembra chiedere agli osservatori: “E tu, come salti?”

Halsman e Dalì

ll primo incontro tra i due geniali artisti avviene nel 1941, quando Halsman è incaricato di documentare la mostra di Dalí a New York. Halsman è incuriosito dall’artista: ha letto molto su di lui e della sua convinzione di riuscire a conservare i ricordi della sua vita prenatale. Halsman non è un fotografo come gli altri e inizia a pensare a nuove creazioni visive, a nuove interpretazioni del concetto di ritratto.

Propone quindi al pittore di provare a visualizzare quei ricordi. Dalí accetta, si fa riprendere in posizione fetale e nella stampa fotografica appare rannicchiato in un guscio d’uovo a simulare, appunto, la fase prenatale. Ma è solo l’inizio di una lunga e meravigliosa amicizia che porterà alla realizzazione di straordinarie sessioni di posa e alla creazione di visioni uniche.
Ogni dettaglio dell’opera di Dalí viene scandagliato, elaborato, rappresentato in immagini dove l’ironia e l’autocelebrazione si intrecciano in un’incredibile serie di variazioni sul tema.

Philippe Halsman fotografo mostra Dalì

La mostra sarà aperta fino al 7 gennaio 2024, dal martedì alla domenica ore 10.00-20.00.

Micaela Paciotti

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