Unioni civili in Italia: la storia di Tiziana e Ylenia tra Trani e Andria

Unioni civili in Italia: la storia di Tiziana e Ylenia tra Trani e Andria

Tiziana trema. É emozionata all’idea di questa intervista. Ride spesso, una risata da imbarazzo penso. Mi chiede se può stare in canottiera perché se non me lo chiede “Non è educazione, come dice mio padre”. Conosco Tiziana da quando era adolescente e frequentava la mia stessa Parrocchia, ero la sua educatrice e tutti mi chiamavano “zia” in maniera affettuosa. Le strade poi si sono divise come è giusto che sia e l’ho ritrovata una sera d’estate, insieme alla moglie, per parlare di unioni civili, diritti e negazioni. Seduta accanto a lei c’è Ylenia, sua moglie appunto, composta e quasi immobile dietro quel tavolo.

Quest’intervista profuma di casa mia, i luoghi che raccontano li conosco bene e lo ammetto: per tutta l’intervista ero anche un po’ nostalgica.

Tiziana e Ylenia, vi va di raccontare ai nostri lettori come vi siete conosciute?

Tiziana: La prima volta che l’ho conosciuta o la prima volta che l’ho vista?

Adesso mi hai incuriosita, racconta la prima volta che l’hai vista.

Tiziana: la prima volta che l’ho vista è stata ad una Pasquetta nel 2018 in una villa di una mia amica. Poi, a gennaio del 2021 l’ho aggiunta su Instagram e da lì abbiamo iniziato a sentirci. Trani era in zona arancione quindi non potevamo vederci liberamente, per cui molta conoscenza passava in chat ed io “me la tiravo un botto”. Alla fine mi ha chiesto un caffè e ci siamo viste alla “terra rossa”.

La terra rossa è un posto magico e romantico della città di Trani: è un muraglione a ridosso del porto dove ci si può salire per godersi la bellezza del mare aperto da un lato, e tutto il porto dall’altro. Una linea di confine tra l’infinito e la città. 

I primi incontri sono stati difficili: ci vedevamo con la mascherina, ci disinfettavamo sempre e per darle un bacio mi ha fatto spendere cinquanta euro di tampone!

Poi un giorno mia sorella risultò positiva e mio zio affittò una stanza dove andai a vivere per un po’. Dopo poco si aggiunse anche lei e da allora non ci siamo più separate. 

Galeotto fu il covid allora! Avete mai fatto coming out o non avete avuto bisogno di dichiararvi?

Tiziana: io l’ho detto anche se i miei l’avevano capito da chi frequentavo al tempo. All’inizio non è stato facile ma mio padre poco prima del nostro matrimonio mi ha chiesto scusa per tutto quello che era successo in famiglia dopo il mio coming out.

Un giorno ero a pranzo con i miei zii e si era aperto un dibattito su una storia fra due ragazzi, mia madre continuava a non condividere la loro vita e a criticarla, ad un certo punto non ho resistito, mi sono alzata in piedi e ho detto: “E se fossi io così?” mia madre mi guardò e mi disse: “Sei una delusione”. Lei è rimasta fredda nei miei confronti per tanto tempo, non tanto per la mia omosessualità ma perché non ne avevo parlato. 

Si aspettava chiarezza a riguardo anche perché nel mentre avevo anche frequentato un ragazzo e non capiva chi fossi e cosa volessi. Era un periodo difficile, non riuscivo ad esprimere me stessa neanche con i miei amici. Per fortuna aveva soltanto bisogno di tempo per capire, io prima di lei. Per mia madre invece è stato determinante il fattore religioso: mi aveva anche mandato da un prete a confessarmi, ed io che ci sono anche andata per accontentarla.

Tuo padre?

Tiziana: Io ho uno zio che è gay, fratello di mio padre. Lui è sempre stato più comprensivo, ha sempre capito tutto.

La mia famiglia allargata non è stata totalmente comprensiva: dicevano che avevo il demonio dentro. Non mi sono mai arrabbiata con loro, certe cose sono difficili da spiegare e loro sono così, non sono da condannare, la vedo come un’ ignoranza buona.

Se non ricordo male però, per un periodo ti avevano cacciato da casa. 

Tiziana: si, ma per farmi riflettere. Dopo che mi ero lasciata con la mia ex, per farmi capire quello che volevo mi hanno mandata via ma non mi hanno mai sbattuto la porta in faccia. Però mi hanno detto “Vai, adesso devi capire” e sono andata a vivere con la mia ex, sono tornata piangendo dai miei ma intanto mi erano chiare tante cose.  

Poco prima del matrimonio io e mia madre affrontammo un lungo discorso. Lei piangendo mi disse:

“Io devo chiederti scusa per tutto quello che ti ho detto. Ho pensato che l’unica cosa che mi rende felice è vederti con Ylenia”

E invece i tuoi fratelli?

Tiziana: mio fratello è sempre stato molto tranquillo, magari un pò titubante all’inizio nei confronti di Ylenia solo perché ero stata un attimo una “latin lover” e Domenico prima di affezionarsi ha bisogno di tempo. Però poi è nato spontaneamente un rapporto sincero, tranquillamente si è avvicinato a lei per via dell’Università, Ylenia l’ha aiutato negli esami da sostenere. 

Ylenia: con la sorella, invece, è stato un pò più difficile, perché è sempre stata abbastanza contraria a questa relazione. Poi ci siamo conosciute pian piano, ci siamo raccontate e ha capito che io ero una persona “normalissima” ed è nato uno splendido rapporto. Idem con i genitori, alla fine mi hanno accolta piano piano, sono entrata nelle loro vite in punta di piedi.

Ylenia invece qual è la tua storia? 

Io sono sempre stata con ragazzi e l’ultimo, con il quale sono stata sei anni, alla fine lo vedevo semplicemente come un fratello. È stato lui in realtà il primo ad accorgersi della mia omosessualità e a dirmelo. Io però non la accettavo minimamente e dicevo semplicemente che non andavo d’accordo con lui sotto alcuni punti di vista. In verità, non riuscivo. Quando si parlava di futuro io non riuscivo a parlare con le mie amiche e immaginare cose che immaginavano anche loro. Questi dubbi erano maggiormente accentuati nel periodo universitario che si sa è sempre più strano e bizzarro e si fanno incontri di ogni genere. Quando parlavo con le colleghe della facoltà capivo che non provavo le stesse loro sensazioni. Inizialmente non riuscivo a capire se fosse dipeso dal fatto che avessi incontrato gente sbagliata o se fossi io sbagliata. Un giorno, mi ero lasciata da poco con il mio ex, mia cugina mi portò ad una serata a tema e da lì ho iniziato a pormi delle domande. Ho capito tanto ed è stato difficile accettarlo. Alla mia migliore amica, alle mie amiche (nonché alle mie due testimoni) ho detto di me dopo quattro anni. Loro avevano capito e non dicevano nulla fin quando un bel giorno una mia amica disse: “Ma quando ti decidi a dircelo?”. Lì avevo capito che erano solo mie paure e preconcetti. Ma loro hanno reagito bene. 

Con mia madre è andata un po’ diversamente anche se lei è molto aperta mentalmente. Non sono stata cacciata di casa perché sono figlia unica e mio padre non c’è. L’unico ostacolo con mia madre è stato il fatto che io non abbia subito detto nulla perché con lei ho sempre avuto questa relazione molto confidenziale. Per farti capire: quando ho avuto il primo rapporto sessuale con il mio ragazzo l’ho detto per prima a mia madre. Ma io ero molto in fatica nel riuscire a parlare della mia omosessualità: non mi accettavo io, figurarsi se ne parlavo con mia madre.

A lavoro l’ho mascherato molto. Io sono educatrice e assistente alla comunicazione e lavoro con i bambini. Non l’ho nascosto per loro ma per i genitori che mi sembrano molto più complessi. Quest’anno, però, devo dirti che un genitore di un alunno che seguo mi ha chiesto se la mia compagna giocasse a calcio. E questo mi ha sorpreso perché stata la prima interazione “normale” in abito lavorativo.

Quindi è una tua preoccupazione il fatto che alcuni genitori non possano capire o sei stata vittima di discriminazioni nel tuo contesto lavorativo?

Io in primis no, ma perché sostanzialmente dal mio aspetto fisico e da come mi vesto non rientro nello stereotipo della “lesbica tipo”. Mi è capitato però di sentire discorsi su dei colleghi docenti gay che venivano derisi e mi sono irrigidita. Poi alla fine, anche in vista della nostra unione civile ho pensato: Ma chi se ne frega!”. Onestamente non ti nascondo che a volte è un muro, soprattutto per chi è credente, anche nella mia quotidianità. Un altro esempio: io sono stata anche in Albania in missione con la Chiesa e allora io sapevo già della mia omosessualità ma quando mia madre l’ha detto alla suora o al sacerdote, mi sono sentita dire

“Si deve far curare!”

Sinceramente questo è stato un problema per me perché io sono credente ma, oltre ad aver sempre avuto dentro di me un conflitto interiore con Dio, in questa occasione mi sono chiesta “Ma perché tanta cattiveria?”.

Non riesco ancora a darmi una risposta, sinceramente e di conseguenza c’è stato anche un allontanamento da parte mia. Questa per me è una ferita perché non riesco a capacitarmi di questo. Ti faccio un altro esempio: una vicina di casa di mia madre che mi ha vista crescere e mi ha sempre adorata, donna fervente cattolica, quando ha saputo della mia omosessualità è scomparsa anche dalla vita di mia madre.  

Lei aveva un appartamento da affittare e mia madre le chiese di poterlo dare in locazione a me, ma si rifiutò.

Spero che le cose possano cambiare, ovviamente siamo noi che dobbiamo cambiarle, dando noi primis il nostro contributo. In che modo? Facendo conoscere la nostra quotidianità, la nostra normalità che è alla pari di tutti gli altri. Noi conduciamo uno stile di vita esattamente come una coppia etero che lavora: si cena insieme, si litiga, si pagano le bollette soprattutto (da dirlo alla Meloni).

Tiziana: io dormo sul divano quando litighiamo!

Ylenia: si litiga per chi mette l’acqua in frigo, una vita normalissima

con la differenza che noi dobbiamo un attimino lottare anche per darci la mano per strada. 

Questa cosa è ancora un forte blocco per me, perché molte volte quando mi incontrano i genitori o una professoressa o un ragazzo, c’è sempre da lottare ed evito.

Come vivete la vostra relazione di coppia in una città come Trani o come Andria? Vi sentite serene?

Tiziana: Oddio no! Ti invito a fare una passeggiata nel quartiere dove abitiamo.

Ylenia: Gli occhi puntati addosso quotidianamente. 

Tiziana: Un giorno siamo andate a fare la spesa e un signore ci stava per investire sulle strisce. Io mi ero appena rasata i capelli e sembravo un maschietto.

Questo signore inserisce il freno a mano, scende dalla macchina e mi viene incontro per picchiarmi pensando fossi un ragazzo e quando ha capito che ero donna si blocca all’improvviso e gli dico: “E adesso che hai capito che sono donna mi vuoi picchiare lo stesso?!” Mi guarda e mi dice “Vattene puttana lesbica”, così davanti a tutti.  Questa offesa mi aveva congelata, non riuscivo a parlare. Ylenia era con me ma se ci fosse stata mia madre? O mia sorella? Come si sarebbero sentite? 

Ylenia: 

Gli occhi addosso ci sono sempre, sei tu che impari a chiuderli e ad andare avanti.

Se percepisco che c’è gente attorno a noi che mi inquieta non riesco neanche a darle la mano per strada. 

É tosta, non è facile. 

Tiziana: mia sorella quando raccontò alla nostra vicina che mi sarei sposata con una donna, le rise in faccia. Queste sono cose che non ti fanno vivere bene.

Ylenia: alla fine non importa, dobbiamo vivere bene noi. Fare “una vita di facciata” a che serve? Sposare un uomo sarebbe stato facilissimo per me però avrei condotto una vita completamente infelice. È questo il ragionamento che ho fatto anche a mia madre e ai parenti. Stare con un uomo sarebbe stato anche un pelino più facile sotto certi punti di vista, però poi come fai a vivere una vita così? 

Preferisco essere vittima di un insulto, di discriminazione piuttosto che avere una vita infelice. 

Tiziana: anche io sono stata vittima di discriminazioni, all’inizio da tutti, anche dagli zii. Alcuni non sono venuti all’unione civile, per esempio le sorelle di mio padre. 

Una delle cose che mi fa proprio male riguarda l’idea di avere dei figli: nonostante noi ci pensiamo continuamente, questa discriminazione è un po’ il motivo per il quale non lo facciamo (oltre a quello economico) . 

Ho sempre ironizzato su mia nipote dicendo che lei “È figlia mia”. Una sorella di mio padre una sera mi ha detto: “Quella è la figlia che non avrai mai!” Davanti a Ylenia. Queste sono cose che feriscono.

Ylenia: È sempre per la concezione che tu sei donna solo se metti al mondo dei figli.

Qual’ è Il vostro atto politico quotidiano?

Tiziana: Sicuramente essere me stessa. Io vivo 9 ore al giorno a lavoro e sono completamente la stessa. Noi siamo 19 operai di cui solo quattro ragazze compresa me, quindi tre e mezzo (si scherza). 

Ylenia: Idem la stessa cosa: senza essere me stessa, il mio atto politico è far conoscere Ylenia indipendentemente dal proprio orientamento sessuale. E penso che solo chi ci conosce realmente abbatte anche quel muro. Chi invece si vuole fermare all’apparenza, quello anche posso dire è che non ci conoscerà mai, ma alla fine non perdiamo niente neanche noi.

Io la penso così. Nella nostra relazione, per fortuna io sono un po’ più menefreghista. Ascolto la critica costruttiva, la faccio mia, se è distruttiva la elimino in automatico. Tiziana invece no, accoglie tutto, non fa una cernita, si chiude in camera da letto e dorme per ore. Si va avanti, indipendentemente dal governo, indipendentemente da ciò che dice la gente, indipendentemente da tutto, ma è vero: ci sono tanti ostacoli. Uno dei tanti è che per unirci, per farci firmare il nostro contratto un mese prima del matrimonio, abbiamo impiegato tre e ore e mezza al comune di Andria perché nessuno sapeva come fare.

Non ci credo! Questa me la dovete raccontare.

Ylenia: Abbiamo firmato il contratto matrimoniale circa un mese prima, da premettere che noi avevamo già fissato l’appuntamento due mesi prima. Siamo andate al comune per firmare e ci chiedono di aspettare un attimo. Passano 3 ore!  In pratica, chi si occupava del disbrigo di quelle pratiche era ammalata e nessuno sapeva come procedere per un’unione civile e volevano rimandarci all’indomani. Ma ci siamo opposte. Capiamo la malattia dell’impiegata ma erano documenti che avrebbero dovuto preparare per tempo visto i due mesi di anticipo. 

Detto francamente se non avessimo conosciuto il direttore dell’ufficio anagrafe non avremmo risolto nulla e saremmo andate veramente il giorno dopo. 

E così, dalle 9 del mattino, alla bellezza delle 12.40 abbiamo firmato questo benedetto contratto!

C’è anche però da dire una cosa positiva: a Tiziana serviva il foglio per il congedo matrimoniale da lavoro e il dipendente comunale ci ha detto:

“Posso permettermi di dire una cosa? Ne ho celebrati tanti, ma il vostro è stato veramente veramente emozionante. Complimenti!”

Nota importante: per unirci civilmente abbiamo sborsato un bel po’ di soldi. Si paga 400€ al Comune e marche da bollo su marche da bollo. 

Tiziana: in pratica è come se dai “la busta al prete”. In tutto abbiamo pagato 900€ per poterci unire civilmente e non era pronto nessun documento e questo ti fa capire quanta importanza danno alle unioni civili. 

Ylenia: per il resto non ci sono stati altri problemi: al nostro proprietario di casa nel momento in cui abbiamo affittato casa abbiamo detto che siamo una coppia e non ha posto questioni come giusto che sia. Il vicinato invece lascia a desiderare: anche le mie vicine di casa, cioè quelle che abitano ora vicino l’appartamento di mia madre, sono tutte signore adulte che mi hanno visto crescere. Nonostante siano bigotte, sono state talmente contente nel vedermi felice, che il giorno dell’unione civile sono venute a casa, mi hanno abbracciato, piangevano di gioia. Per questo ti dico: farsi conoscere per quello che sei alla fine abbatte qualsiasi discriminazione. C’è chi ti vuole conoscere per ciò che sei e chi si ferma al fatto che sono la moglie di Tiziana e questa cosa non l’accetteremo mai.

Il farsi conoscere e il fatto che l’altro debba aprirsi nei tuoi confronti. 

Ylenia: Ci deve essere questa apertura, non sempre c’è. E che dirti è difficile… e difficile. Ho visto invece che nel suo ambito lavorativo c’è questa apertura cosa che da me ancora non c’è. Si pensa anche magari che a scuola sia più facile, perché all’interno ci dovrebbero essere persone istruite e inclusive e invece non è così.

Prima hai citato la Meloni. Come lo immaginate il futuro con questo governo? 

Ylenia: Io ho temuto tanto in realtà anche per la nostra unione. Temevo anche questo. La vedo veramente molto, molto dura, secondo me ci saranno tempi anche più bui e non solo per noi, ma in generale. Ti dico la verità: io avrei voglia anche di avere un figlio, ma non lo metterei adesso al mondo.

Se ci pensi è già tanto difficile crescere un figlio, anche in una coppia etero, figuriamo in una omosessuale. Io sono figlia di una coppia etero, mio padre si è ammalato e ti dico che da piccola ho avuto enormi difficoltà. Era il giorno della mia Prima Comunione e mio padre era in sedia a rotelle. Stava avendo una momento di crisi e parlava tanto e una catechista indicò a mia madre di portarlo fuori. Erano una coppia etero con una difficoltà, e io l’ho vissuta malissimo. Questo è un chiaro esempio di discriminazione, figurati se dovessi mettere al mondo un figlio in questo periodo, non lo metterei mai in una condizione di disagio. Già la vita è difficile, possono sorgere dei problemi in qualsiasi momento, figuriamoci pensare di mettere al mondo un figlio, ora. É impensabile per me

Noi ci siamo informate: avevamo parlato anche parlato con la Spagna, c’è stato anche uno scambio di mail con qualche clinica ma subito dopo è successo tutto questo al governo e io mi sono bloccata. Non possiamo, cioè, per me è sapere già che il futuro bambino sarà in difficoltà, con tutto l’amore del mondo e con tutto l’amore che possiamo dare noi. Purtroppo non è sufficiente, lo fai nascere già non tutelato.

Ultima domanda: di che genere sei? 

Tiziana: maschile

Ylenia: femminile.

Francesca Sorge

Le foto inserite nell’articolo sono gentilmente concesse da ©levélofotografia

LEGGI LA STORIA SULLA GPA DI NICOLA, GIORGIO E CRISTINA

LEGGI LA STORIA DELLLA VIOLENZA PSICOLOGICA IN UNA RELAZIONE GAY

I commenti sono chiusi.