Colpo di fulmine, accento acuto e lavatrice

Colpo di fulmine, accento acuto e lavatrice

Driin…driin…driiin.

“Ciao madre! Happy B-day”. E mamma: “Grazie tesoro … sai proprio oggi pensavo che
sono nell’età giusta”. E io: “L’età giusta per cosa?”. E mamma: “L’età giusta per diventare nonna!”. Non siamo in videochiamata ma riesco a distinguere benissimo il suo sorriso alla The Mask, con tutti i suoi trentadue denti ben esposti manco fosse la protagonista della pubblicità di un dentifricio.
A questo punto, nella mia testa, una scimmia inizia a battere i piatti esattamente come spesso succede nel cranio di Homer Simpson. Mi riprendo da un lungo torpore durato un momento, ma anche una
vita e ricordo a mia madre di essere una single in carriera. In carriera si fa per dire, perché la carriera a
volte è il posto più sicuro quando vuoi giocare a nascondino con la psiche. Questo simpaticissimo
teatrino succedeva tre anni fa.

Io sono sempre stata una Grammar Nazi: una di quelle che risolve i suoi dubbi amletici sul sito dell’Accademia della Crusca; una di quelle che fa la correttrice di bozze; una di quelle a cui
potrebbe venire una crisi isterica per un “perchè” con l’accento grave usato al posto dell’accento acuto. Ebbene va da sé – con l’accento acuto – che una Grammar Nazi non esce a prescindere con un uomo che fa anche un unico e solo errore di ortografia.

Eppure … eppure … a un certo punto succede che conosco del tutto fortuitamente, il 24 dicembre di otto anni fa, questo ragazzo talmente bello che “a confronto Brad Pitt sembra un bipede sgualcito”, per citare Franca Leosini, e taaac ho il classico colpo di fulmine.
Elettrocardiogramma impazzito.
Ma che bel castello marcondirondirondello, ma che bel castello marcondirondirodà.
Cause it’s you I always knew, oh I always knew, oh it’s you‘.
Innamorataaaa sempre di più in fondo all’animaaaaaaaa, finché non mi manda il messaggio con l’errore da penna blu. Scrive “Qual’è” con l’apostrofo. Avete capito?
Error 404 Not Found. Tutte le applicazioni del mio cervello vanno in crash, la serotonina raggiunge i
minimi storici e un covone rotola nel campo deserto del mio cuore. Manco fossi Houdini, puff, sparisco
nel vuoto. Sono offline. Ultimo accesso non disponibile.

Drii…driin…driin “Ciao madre” E mamma: “Che succede? Ti sento spenta”. E io: “Tu usciresti mai con uno che fa errori di grammatica?” E mamma: “Perché no?”… Avrei potuto argomentare con mille ragioni
validissime, ma ho lasciato stare e ho chiuso la conversazione. Fatto sta che quel “Why not?” ha iniziato a ronzarmi in testa manco fosse il claim di una pubblicità e sono tornata in modalità online. Mi sono messa le mani sulla faccia, come si fa al cinema durante un film splatter, e ho risposto al messaggio togliendo dal mio campo visivo quella roba causata da un’insufficiente conoscenza della lingua italiana.

Di Error 404 not found ce ne sono stati altri, ma, nonostante l’iniziale scompenso, sono riuscita
ad andare avanti.
Quindi dopo le mille e una notte, io e quest’uomo siamo andati a convivere in questo mondo fatto per due come le confezioni dello yogurt e le selle delle moto.

Eravamo felici io e il mio coinquilino; poi, un giorno, persa nelle faccende di ordinaria follia, ho detto:“Manda la lavatrice”.
E lui: “Dove la devo mandare?” (ridendo sotto la barba).

E io (rossa di vergogna): Puoi programmare la lavatrice per favore?

L’anno successivo mia madre è anche diventata nonna. Quando si dice “chiudere il cerchio”…

Valeria de Bari

L’immagine in copertina è di Antonio Stasi.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *