
“Per il mio bene”…e per quello di tutti. Leggere il libro di Ema Stokholma per combattere l’indifferenza
“Per il mio bene” è un libro diretto e schietto, ricco ma semplice: come la sua autrice, in fondo.
Vincitore del Premio Bancarella 2021, con questo libro Ema Stokholma si sperimenta in una toccante scrittura del suo passato, un passato che l’ha segnata, quando era ancora Morwenn Moguerou. Morwenn è stata una bambina abusata, cresciuta nella violenza, in una famiglia disfunzionale al massimo. Il padre li abbandona prestissimo, la madre picchiava e terrorizzava i figli con insulti a sfondo sessuale, e come in Inception, metteva nella testa di una bambina di 5 anni idee terribili.
Pugni, calci, parolacce, abusi di ogni genere rimanevano però tra le mura di casa, perché all’esterno non veniva percepito l’inferno vissuto in famiglia o, forse, nessuno voleva vedere. E proprio l’indifferenza dei parenti, dei conoscenti, della scuola, scava un solco profondo nell’anima della piccola Morwenn, che si sente completamente sola e arrabbiata con un mondo che se ne frega se un bambino soffre.
Dobbiamo delle scuse alla Ema bambina e a tutti quei minori che sopravvivono nella faccia oscura di una realtà patinata, che non riescono a comunicare, ad avere fiducia negli adulti, che devono per anni attivare dinamiche di sopravvivenza che li segneranno per sempre.
Una lettera per Ema Stokholma
Io, da madre, leggendo il libro di Ema Stokholma, ho pianto. E ho scritto una lettera a quella bambina.
“Cara Morwenn,
hai paura di un mostro non immaginario, non di quelli che si trovano sotto il letto o dentro gli armadi, ma di un mostro serio, reale, che ti sta vicino e che dovrebbe proteggerti invece che spaventarti.
E non ti senti sicura in nessun posto, mentre le tue paure diventano anche le mie. Le tue parole, i tuoi racconti mi rendono fragile ed impotente.
Vorrei essere stata una tua vicina, un parente, un’ amica per capire in quegli attimi cosa stava accadendo ed aiutarti.
L’indifferenza è il più grande male del mondo e le nostre scelte, a volte, gravano in maniera troppo forte sulle spalle degli altri, segnandoli per la vita.
Mi dispiace non averti potuto portare via e concedere ad una bambina di 5 anni l’infanzia spensierata che meritava.
Se sei l’artista, la persona di oggi, sicuramente lo devi anche al tuo percorso che ti ha fatto trovare una forza e un coraggio che non tutti avrebbero avuto e che ti ha formato.
Ti ammiro e ritrovo ogni parola nelle tue opere, nel tuo parlare, nel tuo presentare.
Scusaci per aver volto il capo altrove”.
Desiree Mazzoli