“Il lunedì mi fa male dalla scuola elementare”

“Il lunedì mi fa male dalla scuola elementare”

Quando ero ragazza, incipit che già mi fa tremare il cuore, perché presuppone che non lo sia più, avevo uno stile di vita completamente diverso da ora.

La mia routine settimanale prevedeva uscite serali frequentissime, cene etniche, concertini, aperitivi, rientri successivi alla mezzanotte. Insomma non mi sono mai sentita una Cenerentola.

Lunedì sera alla discoteca, martedì sera alla discoteca, mercoledì che mal di testa ma sono andato alla
discoteca, giovedì sera alla discoteca, venerdì sera non volevo andarci ma Fabio è venuto a cercarmi e
allora sono andato alla discoteca, sabato sera alla discoteca, domenica … alla discoteca.

Poi in realtà io in una discoteca non ci sono mai neanche stata, ma lasciatemi usare i club come allegoria di una vita freneticamente allegra.
Il mantra, diciamoci la verità, non è mai stato “Hakuna Matata, senza pensieri la tua vita sarà” ma tutto sommato non si stava così male. Perlomeno, lezioni universitarie obbligatorie a parte, potevo svegliarmi un po’ quando mi pareva.

Oggi invece la mia settimana suona più o meno così.

Il lunedì mi fa male dalla scuola elementare, per citare Tommaso Paradiso. La sveglia suona. La spengo. Passano 7 minuti e suona di nuovo. La spengo. Passano 7 minuti e suona di nuovo. Mi sveglio col piede sinistro, quello giusto. Guardo l’ora e sono già in ritardo. Ci metto comunque un tempo infinito per dirigermi verso il bagno, per espletare il primo bisogno primario della giornata. Il lunedì non parlatemi prima che io abbia bevuto il primo caffè. Potrei trasformarmi nell’incredibile Hulk. Pay attention! Cave canem.
Alla fine con molta lentezza bevo la soluzione nera eccitante che mi dà la forza di lavare la faccia e i denti. Guardo l’orologio: è tardissimo! Inizio a correre, metto addosso le prime cose che trovo (di solito è l’outfit che ho già indossato il giorno prima e che ho lasciato sgualcito sulla sedia della camera da letto) e voloooooo verso l’infinito e oltre. It’s just another manic Monday. I wish it was Sunday, that’s my Funday.

Tra alti e bassi la giornata più o meno passa e io non ho dubbi: il lunedì sera lo passo a casa a letto, con un computer sulle gambe per guardare la serie HBO di turno che in America è andata in onda la sera prima. Stop!

Il martedì è sempre un disastro, ma un po’ meno del lunedì. Tendenzialmente la sera precedente sono riuscita ad andare a letto entro la mezzanotte, quindi sono più riposata. Riesco a far suonare la sveglia solo due volte e questo vuol dire che ho sette minuti in più del giorno prima, sette minuti che userò per cercare nell’armadio qualcosa da mettere. Una regola non scritta dice che a lavoro non puoi andare mica vestita allo stesso modo per due giorni consecutivi, sennò qualcuno potrebbe sospettare che hai dormito fuori a casa di un eventuale filarino e inizierebbe l’interrogatorio.
E il martedì sera? C’è solo una certezza: vado a letto presto.

Il mercoledì è il giro di boa: half the week is gone. Mi alzo da letto alla prima sveglia, ho 14 minuti in più. Scelgo qualcosa di carino da metter su, riesco a truccarmi e posso anche leggere il giornale, che lusso! Il mercoledì sera? Sciarelli. Chi l’ha visto? è un’istituzione.

Thursday is the new Saturday. Ovviamente al mattino andiam andiam andiamo a lavorar, ma il giovedì è il thirsty thursday, la serata mondana per eccellenza. Io di solito mi concedo un unico drink. Avete capito bene, ormai già con due potrei dare i numeri.

È venerdì, porta via lo stress di questa settimana, finalmente è venerdì. Cinque giorni che mi sbatto, di stress, di fatica, grazie al cielo è venerdì per due giorni mò è finita.

A fine lavoro penso “Yes weekend”. La verità è che, a differenza degli Articolo 31, io il venerdì sera non vado proprio da nessuna parte. Il mio corpo continua a lanciare l’allarme “Low Battery” e la colonna sonora è Let me go hoooome, I want to come home.

È sabato mattina. Faccio colazione con calma, pulisco casa e vado a fare la spesa. Se Dio si è riposato solo il settimo giorno perché io dovrei aver diritto a ben due giorni di riposo? Nel pomeriggio di solito cerco di rendermi presentabile alla società e soprattutto a me stessa. Taglio le unghie delle mani, metto lo smalto, mi strappo i peli, lavo i capelli e, mentre me ne sto trafitta da un raggio di sole, è subito sera, anzi è quasi domenica.

E la domenica è tutta un’altra storia: domenica è di nuovo il mio giorno preferito.

Valeria de Bari

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