Dalla Svizzera a Lecce: trasferirsi in Puglia
“Rimpatriati”: la storia di Bruno
Bruno è un uomo dall’età non definibile. Ha i capelli brizzolati e porta la barba.
Dietro la montatura degli occhiali da vista i suoi occhi sorridono per la maggior parte del tempo.
Ha uno sguardo amichevole, quando posa la sua classica cartella in pelle da professore per dedicarmi la sua attenzione.
Bruno raccontaci la tua storia.
Sono nato e cresciuto in Svizzera a Losanna. Ho frequentato un liceo scientifico riconosciuto dallo Stato italiano e all’età di 17 anni, dopo la maturità, ho deciso di prendere il treno per “tornare” a Ugento, il paese di origine dei miei genitori, della mia famiglia. Fai conto che a casa nostra in Svizzera c’era l’abitudine di parlare in dialetto. Io parlavo francese solo quando uscivo di casa. La mia idea, da che me ne possa ricordare, è sempre stata di tornare a Lecce. Mi sono sempre sentito pugliese. Pur vivendo lì non mi sono sentito mai svizzero.
Ogni anno io andavo in puglia a trovare i miei nonni in estate e sono sempre stato innamorato di questa terra. Non so spiegare bene cosa sia “scattato” dentro di me. Pur essendo nato in Svizzera a Losanna mi sentivo emigrante.
Quindi quando avevi diciassette anni sei rimpatriato.
Sì. Io lì avrei potuto frequentare l’Università svizzera. Giocavo a calcio in serie B ed essendo un semi-professionista mi pagavano per farlo. Nonostante questo non ho mai preso in considerazione l’idea di crescere e invecchiare in Svizzera.
Com’è stato l’impatto con la cultura italiana quando sei tornato?
Io sono arrivato a Lecce per frequentare l’Università e sono stato bene da subito. Ho avuto la fortuna di vivere nella casa dello studente durante tutto il primo anno, quindi ho conosciuto tantissime persone. Non mi sono mai sentito solo.
Inizialmente il mio progetto prevedeva di iscrivermi alla facoltà di ingegneria di Padova. Ma ero minorenne, di conseguenza i miei genitori mi hanno consigliato di andare a Lecce dove viveva il mio fratello maggiore. Alla fine mi sono iscritto a fisica nucleare e mi sono laureato a Lecce.
Immagino che tu ti sia ambientato senza difficoltà.
In Svizzera tu esci e sai già che è tutto organizzato, tutto andrà per il meglio, non esiste la piazza in cui ci si incontra con gli amici ma c’è l’abitudine di andare nei supermercati a passare le giornate. La sera puoi solo andare al pub, in giro non c’è nessuno. Piove, fa freddo, nevica.
Lecce invece è una città universitaria. Tu non sai mai cosa succederà durante la giornata.
Quindi non ti sei mai pentito di essere rimpatriato?
No, mai, assolutamente! Dopo la laurea ho avuto delle offerte di lavoro allettanti sia in Gran Bretagna sia negli Stati Uniti, ma ho rifiutato di fare la carriera da ricercatore pur di rimanere a Lecce, dove ho fatto il “venditore” per venti anni. Immagina, ho lasciato la strada della fisica pur di rimanere in puglia.
Poi durante il mio percorso lavorativo ho incontrato mia moglie, che era una mia cliente. Proprio lei mi ha spinto a fare l’insegnante, di fisica ovviamente ed ecco perché oggi sono un docente.
Rimpatriati è una rubrica dedicata a chi è tornato a casa e a chi vorrebbe tornare ma non ha ancora trovato il coraggio di fare la valigia. La grafica è di Marisa Tammacco.
Valeria de Bari
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