Puglia o Campania: questo è il dilemma

Puglia o Campania: questo è il dilemma

“Rimpatriati”: la storia di Teresa

A un certo punto Vito decide di nascere prematuramente e viene ricoverato in Tin. Durante la notte i miei genitori e mio fratello sono corsi in Campania per assisterci e darci una mano con Chiara. Sono stati giorni difficilissimi. Lì si è rotto qualcosa. 
Fino ad allora ci eravamo sentiti invincibili, ma questo evento ci ha fatto capire che con la famiglia vicino alcune cose potrebbero essere più semplici e di conforto.

Teresa

Io e Teresa non ci siamo mai incontrate. Non so come sia il suo viso, né se ha uno stile preciso negli outfit che sceglie quotidianamente. Non conosco i suoi gusti in fatto di bevande e cibo.

Un giorno mentre scrollavo il mio feed di Facebook mi sono imbattuta nella sua storia raccontata in un post della community Inchiostro di Puglia. Dalla didascalia a una foto con una torta con su scritto “Si sono ritirati alla casa” ho intuito che dietro quel post ci fosse un vissuto importante. Quindi ho contattato Teresa per chiederle se avesse voglia di condividere la sua storia di rientro nella rubrica Rimpatriati e lei mi ha risposto subito “sì”.

Ciao Teresa, vorresti presentarti?

Mi chiamo Teresa, ho 43 anni (ma in realtà me ne sento moltissimi in meno), sono (non faccio) un’educatrice e mi sono sempre occupata di persone diversamente abili. Sono moglie di Nicola da dodici anni (dopo dieci lunghi anni di fidanzamento a distanza) e sono mamma di due bambini: Chiara e Vito. 

Quando hai deciso di andare via dalla tua terra?

Io avevo costruito la mia professione qui. Dopo la laurea ho trovato subito un lavoro che ho amato sin dai primi giorni. Ho amato i ragazzi e ho amato i miei colleghi, ma ho sempre saputo che sarebbe stato un lavoro “a termine” nonostante avessi un contratto a tempo indeterminato e avessi accettato ruoli di coordinamento dei servizi. Dopo tanti anni di fidanzamento io e mio marito abbiamo finalmente preso la decisione di sposarci e questo significava lasciare il posto dove sono nata: la Puglia.

Le emozioni erano contrastanti perché realizzavo un sogno ma ahimè lasciavo indietro il mio lavoro, la mia famiglia, i miei amici. Con la macchina piena di valigie e di lacrime siamo partiti da marito e moglie per la Campania. 

Lì, per la prima volta, non avevamo nessuno ad aspettarci, solo una sorpresa organizzata dai nostri genitori per il nostro primo ingresso in quella che sarebbe stata la nostra casa per quasi cinque anni. 

Com’è andata in Campania?

In un primo momento ho imparato a convivere con la solitudine, con i pranzi domenicali in due; ho imparato a convivere con un silenzio innaturale in casa

Poi finalmente è arrivata la nostra piccola Chiara. Lei è nata in Puglia, perché volevamo condividere con famiglia e amici il suo arrivo, ma dopo soli venti giorni, con tanta malinconia siamo tornati in Campania. 

Devo dire che l’arrivo di Chiara ha cambiato le nostre vite e anche il nostro modo di sentirci lontani dalla nostra terra. Abbiamo cambiato prospettiva e abbiamo cominciato a sentirci a casa in questa regione che ci ha accolti.

Ho trovato un nuovo lavoro, abbiamo conosciuto tante persone, abbiamo cominciato a esplorare e conoscere il territorio intorno a noi, non più come ospiti.

Passavano i giorni, i mesi e anche gli anni e pian piano ci siamo innamorati della Campania, dei luoghi, dei sapori, della gente. Tutto questo ci ha fatto capire che quello era il posto giusto per noi e allora abbiamo comprato casa a completamento di un progetto ben riuscito.

Finalmente abbiamo costruito la casa come la desideravamo e ci siamo trasferiti nel nostro appartamento. Qui abbiamo capito che era arrivato il momento di allargare la famiglia.

Io ero spaventata perché tutto avrebbe gravato su me e mio marito (non potendo contare sull’aiuto della nostra famiglia) ma non ci siamo lasciati vincere dalla paura.

Sono rimasta incinta di un maschietto, Vito, che già quando era nella pancia ci dava preoccupazioni. Mi dividevo tra il lavoro e la casa, mio marito era ed è un papà perfetto.

A un certo punto Vito decide di nascere prematuramente e viene ricoverato in Tin (terapia intensiva neonatale ndr). Durante la notte i miei genitori e mio fratello sono corsi in Campania per assisterci e darci una mano con Chiara. Sono stati giorni difficilissimi.

Lì si è rotto qualcosa. 

Fino ad allora ci eravamo sentiti invincibili, ma questo evento ci ha fatto capire che con la famiglia vicino alcune cose potrebbero essere più semplici e di conforto.

Di fronte a noi vedevamo un anno complicato con il bambino tanto piccolo, Chiara con i suoi bisogni, i genitori che ci raggiungevano non appena potevano.

Ma ce l’abbiamo fatta, abbiamo superato gli anni più difficili restando convinti della nostra scelta di restare in Campania. 

E poi cosa è successo? Quando avete pensato di rimpatriare?

A Marzo 2020 come tutti ben ricordano è arrivata la pandemia… e con lei anche la diagnosi di cancro. I miei genitori sono corsi di nuovo da noi affrontando i divieti e i rischi che c’erano durante il lockdown. La bimba frequentava il primo anno di scuola elementare ed era alle prese con le video lezioni. Vito era piccolino e vivace.

Eravamo in sei persone in una casa non molto grande, ognuno di noi “combatteva” per qualcosa. Sono stati mesi bui, difficili, incerti ma non abbiamo mai perso la speranza. La pandemia si è attenuata, io sono stata operata. I miei genitori sono tornati poi a casa loro in Puglia. 

È stato quello il momento in cui ho realizzato che dovevamo tornare.

Ho pensato ai miei figli, a me, a mio marito. Ho pensato che il mio posto era con la mia famiglia, con i miei amici, nei luoghi in cui sono diventata donna. Non abbiamo avuto più dubbi. Sapevamo che anche i nostri figli avrebbero finalmente potuto vivere una quotidianità con i nonni, gli zii, i cugini che tanto desideravano. 

Abbiamo passato due anni difficili caratterizzati da speranze, disillusioni, fino a quando non è arrivato quel benedetto “sì” al trasferimento di mio marito.

Quando lo abbiamo saputo non riuscivamo a crederci. Si è aperto un vaso con milioni di emozioni, pensieri, paure, gioia, che fino ad allora erano stati opportunamente richiusi per evitare di starci male. 

Io e mio marito ci siamo abbracciati e abbiamo pianto. Non è stato facile lasciare una terra che abbiamo imparato ad amare, non è stato facile lasciare persone che hanno fatto sì che non ci sentissimo mai più soli. Non è stato facile lasciare nuovamente il mio lavoro

Lo abbiamo detto a Chiara e lei ha provato le nostre stesse emozioni, lo abbiamo poi comunicato a Vito che come al solito ci ha travolto con il suo entusiasmo. 

E in quel momento abbiamo scoperto quanta gente ci vuole bene. Abbiamo comunicato la notizia prima in Campania e abbiamo ricevuto abbracci sinceri, abbiamo visto persone piangere per la nostra partenza. Tutto questo ci ha fatto realizzare quanto abbiamo costruito in questi anni e ne siamo stati felici.

Quando siamo arrivati in Puglia, lo abbiamo detto ai nostri genitori, agli amici e siamo stati letteralmente travolti da un’ondata di gioia ed entusiasmo che ci ha convinto che questa fosse la scelta giusta.

Dopo 15 giorni ci siamo trasferiti. Non abbiamo ancora una casa, io però ho ritrovato il lavoro lasciato 12 anni fa. I bambini vanno a scuola. Sono felicissimi. Siamo felicissimi. Se ripenso alla mia casa in Campania mi fa strano. In fondo l’abbiamo costruita noi e qualcuno è già pronto a farla sua. Di questo sono gelosa ma sono certa che troverò un’altra casa che sentirò altrettanto mia.

Come ti senti oggi?

Mi sento ancora un po’ in vacanza. Ma sono certa che guardando indietro rifarei tutto perché quello che ci è capitato mi ha fatto capire che la Puglia è la mia casa e anche quella dei miei figli finché lo vorranno.

Valeria de Bari

Rimpatriati è una rubrica dedicata a chi è tornato a casa e a chi vorrebbe tornare ma non ha ancora trovato il coraggio di fare la valigia. La grafica è di Marisa Tammacco.

Per leggere un’altra storia della rubrica “Rimpatriati” ecco la storia di Claudia, di Anna Maria, di Maria e di Guglielmo.

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